L’incontro con Reiki per me è stato molto particolare: la sua trasmissione avviene tramite le mani e io sono nato senza una mano; stavo vivendo la dichiarazione della mia omosessualità con la mia famiglia e alla mia iniziazione era presente un partecipante che stava accettando la sua dopo molti anni vissuti in relazioni eterosessuali; qualche giorno prima avevo ricevuto un pugno in testa da un estraneo e mi sono presentato al seminario con dieci punti sulla calotta cranica.
Le tematiche sulle quali avrei lavorato da quel momento furono quindi chiare: l’accettazione della mia conformazione fisica diversa dalla maggioranza, l’accoglienza della mia sessualità diversa dalla maggioranza, scardinando tutte le idee che avevo in testa circa i modelli che avevo ricevuto.
Nemmeno io sapevo perché avevo accettato l’invito di mio padre nel frequentare quel seminario, interesse che poi lui ha lasciato decadere, mentre in me è cresciuto fino a cambiare la mia vita. Non posso che ringraziarlo per avermi accompagnato a questa iniziazione, ignari entrambi del ruolo, dei contenuti e delle modalità che si sarebbero avvicendate.
E forse è proprio questa la bellezza del Reiki che, un po’ come l’amore, arriva quando meno te lo aspetti. Non quando credi di volerlo, non quando lo cerchi, non quando ne sei consapevole. Ma quando sei pronto.
Essere pronti non ha ovviamente un significato razionale e conscio, e col tempo si rafforza il sentimento di fiducia e fede nella vita: ciò che arriva è ciò che posso sostenere, che la mia anima desidera sperimentare e che con gioia accolgo nel mio percorso evolutivo.
Spostare l’attenzione da un approccio ancorato alla programmazione e previsione della realtà con un approccio razionale, a una fiducia totale da esperire nella sorpresa e nel mistero è un movimento tutt’altro che facile. Cambiare i paradigmi, cambiare gli schemi, cambiare le proprie certezze è un’impresa profondamente iniziatica ed evolutiva.
Ma è proprio questa la frequenza che Reiki ha portato in me. Non è stata solo una serie di iniziazioni, non sono stati gli innumerevoli trattamenti che ho ricevuto ed effettuato, ma è nella quotidianità che posso allenare la mia capacità di ascolto della mia energia, dell’energia dell’ambiente, dell’energia dell’altro. E’ nella quotidianità che posso sorprendermi dell’inaspettato e accogliere ciò che la vita mi presenta con fiducia e gioia.
E’ nella quotidianità che sperimento Reiki. Rimanere connesso al flusso vitale, al flusso energetico, mi permette di sperimentare la vita a un livello completamente unico: sono io il vero responsabile del mio percorso, sono io che scelgo di arrendermi a una forza più grande di me e che sostiene gli insegnamenti che ho deciso di intraprendere. Non sono scelte mentali quelle di cui parlo, ma scelte allineate alla frequenza del cosmo, della luce. C’è sicuramente una resa totale dietro questo approccio, ma anche una responsabilità totale nello scegliere consapevolmente attimo dopo attimo in che direzione muovere i miei passi.
Con Reiki la lucidità, la centratura, l’ascolto sono qualità che vengono messe in discussione e ricostruite con una frequenza di gioia, luce e amore. Con queste qualità ogni scelta diventa necessariamente più consapevole, non abbiamo più l’opzione “stand-by” o “default”, ma ogni azione è libera dal velo che confonde la coscienza.
Il viaggio con Reiki è una scoperta giorno dopo giorno. Una guida che va oltre l’impianto religioso, filosofico, sociale. E’ un viaggio alla scoperta della propria maestria, della propria saggezza, della propria completezza, che nel momento della resa, diventa connessione con l’Uno.
Nei prossimi articoli ci immergeremo nella storia, nelle radici, in Mikao Usui, nei trattamenti e in tutti i dettagli più teorici per comprendere profondamente in che modo Reiki opera per supportare la nostra salute fisica, emotiva, mentale e spirituale.
Oggi, ho voluto raccontarti quello che dopo 16 anni accompagnato da Reiki ho intuito e iniziato leggermente e in minima parte a comprendere, consapevole che serviranno molte altre vite alla comprensione profonda della sua magia.
Nota: l’uso del maschile sovraesteso nell’articolo è scelto per dare forza alla mia esperienza personale, i concetti espressi sono da intendersi di genere neutro.