Educare: dal Latino educere, tirare fuori.
Rispetto dal latino respicere, guardarsi intorno
Educare al rispetto vuol dire quindi tirare fuori da ogni individuo la capacità di sapersi guardare intorno.
Credo sia bellissimo come concetto, perché ci fa capire che non siamo soli.
Come diceva il grande Cicerone “non siamo nati solo per noi”.
Il valore del rispetto ce lo ricorda, perché ci impone di guardare attorno, di ri-guardare, per vedere che attorno a noi c’è qualcosa di meraviglioso: l’altro!
Abbiamo l’’occasione di accorgerci degli altri, soprattutto di coloro che amiamo.
E’ una forma di rispetto verso gli altri, ma anche verso se stessi.
Quante persone si sentono sole, quante si credono sole e in questa solitudine mancano di rispetto a se stessi, chiudendosi e creando così una barriera con tutto ciò che è esterno.
Non si rispettano quando non si vogliono bene, quando non mettono sé stesse al centro della propria vita.
E questo capita soprattutto alle persone anziane che per rispetto del tempo altrui non chiedono aiuto, arrivando così però a vivere una vita triste in solitudine.
Spesso si pensa che rispettare voglia dire “accettare tutto”, lasciare che gli altri facciano quello che vogliono, ma che in realtà diventa non preoccuparsi degli altri.
Rispettare significa agire sapendo che non sei solo.
Spesso invece viviamo individualmente, come se esistessimo solo noi.
Io… Io… Io… e Lui… Lei? E il Noi?
Rispettare solo se stessi certamente è più semplice, non c’è confronto, non c’è ascolto, non ci sono compromessi.
Possiamo raccontarcela, convincerci che stiamo bene pensando solo a Noi, ma non è la verità, perché l’uomo è un essere sociale che ha bisogno dell’altro per stare bene.
Il rispetto non è un valore che possiamo imporre e non dobbiamo necessariamente rispettare tutto.
Rispetto chi e ciò che sento giusti per me, in linea con la mia verità.
Il rispetto segue la verità e il bene che sono dentro e fuori di me.
Ma quando iniziamo ad essere educati al rispetto? Chi ce lo insegna e in che modo?
Dalla nascita e per tutta la vita
Ce lo insegnano prima di tutto i nostri genitori, i primi che dovrebbero rispettare chi siamo, con i nostri bisogni, emozioni, desideri.
Genitori che dovrebbero rispettare i tempi di crescita che sono diversi per ognuno.
Rispettare l’unicità, con amore, comprensione e dolcezza.
In che modo? Legittimando le emozioni, accettandone la manifestazione, facendo capire al bambino che non ci sono emozioni giuste o sbagliate, buone o cattive…. ma semplicemente stati d’animo diversi che sono transitori, che vanno e vengono e che è sano e normale che ci siano.
E con l’esempio, mostrando accoglienza e accettazione in ogni manifestazione. Perché se il bambino non viene giudicato, ma semplicemente amato e sostenuto, imparerà a rispettare sé stesso e le sue emozioni e di conseguenza anche quelle delle altrui persone.
Rispettare significa tenere conto dell’altro nelle sue differenze individuali, accettare il suo pensiero e il suo modo di vedere la vita, senza cercare di manipolare o pretendere che l’altro si comporti come noi.
Certo è più facile parlare e confrontarsi con una persona simile a noi nel carattere, ma solo attraverso il confronto e la relazione con un “diverso” da noi, possiamo veramente crescere, aprendo la mente a nuovi orizzonti.
Ogni relazione dovrebbero essere rispettosa…… quella dei genitori verso i figli e dei figli verso i genitori, degli insegnanti verso gli studenti e degli studenti verso gli insegnati, degli amici tra di loro.
Rispetto nella relazione tra un umano e un animale, rispetto e cura della casa, del cibo.
Rispetto per madre natura e per il pianeta.
Ma questo accade? Non sempre mi viene da rispondere.
Spesso chi è più grande si sente più forte e si arroga il diritto di pretendere dall’altro il rispetto, anche se il suo comportamento non segue principi etici, anche se sta sbagliando.
Un adulto non è rispettoso quando non ascolta i bisogni profondi di un bambino.
Un insegnante non è rispettoso quando mortifica o giudica un alunno.
Non c’è rispetto quando si abbandona un animale per la strada, quando non si ordina amorevolmente la propria casa, quando si butta il cibo con superficialità.
E chi distrugge la nostra terra solo per fini egoistici, maltrattandola, sfruttandola, non sta rispettando l’anima di questo pianeta.
Il rispetto è un atteggiamento che favorisce le relazioni interpersonali adeguate e soddisfacenti tenendo conto delle differenze individuali, senza cercare di manipolare o pretendere che l’altro si comporti diversamente da come è.
Rispettare è rendersi conto che ogni persona ha diritto di essere esattamente ciò che sceglie di essere, nella consapevolezza del proprio valore e della propria dignità.
Il rispetto come l’amore è gratuito e senza condizioni, quindi non può essere “ti amo se…. o ti rispetto se….”
Non c’è rispetto quindi quando si vuole avere a tutti i costi ragione convinti che la propria posizione sia l’unica vera e possibile.
La mancanza di rispetto è una violenza vera e propria, e si esprime in molti modi e a tanti livelli.
A volte è esplicitata, altre è più nascosta e si fa fatica a riconoscerla.
Non rispettare è un’offesa alla dignità, che ferisce nel profondo, facendo arrivare alla persona un messaggio di non interesse e non attenzione da parte dell’altro, attivando una serie di emozioni interne
Una risposta emotiva connessa con la mancanza di rispetto è la rabbia… un’emozione che nasce dal riconoscimento di una violazione, dalla constatazione che l’altro non dimostra attenzione ai nostri bisogni.
Una risposta verbale collegata alla rabbia è una richiesta di rispetto.
Abbiamo tutto il diritto di reagire e di rispondere, nel rispetto dell’altro, ma soprattutto di noi stessi.
A volte la rabbia per il non ascolto può essere sostituita dal silenzio, che crea disagi e inquietudini interiori.
Non è possibile controllare il comportamento dell’altro, ma possiamo stabilire dei limiti che non desideriamo vengano oltrepassati, chiarendo cosa siamo disposti a tollerare e cosa no all’interno di una relazione, che sia tra amici, conoscenti colleghi di lavoro o familiari.
Quando qualcuno ci manca di rispetto, il nostro corpo ce lo fa capire subito.
E’ nostro dovere ascoltarlo e diventarne consapevoli.
Se non stabiliamo dei limiti chiari e precisi è come se dessimo all’altro il permesso di ferirci.
A volte sorridiamo, anche se in realtà vorremmo urlare, facciamo finta di niente e questo crea in noi turbamento e sofferenza.
Se non ne parliamo è come se mandassimo all’altro un chiaro messaggio, come se indirettamente gli dicessimo “Puoi mancarmi di rispetto, te lo concedo”.
Non dire la nostra verità, pur di essere accettati, pur di avere approvazione è la più grande mancanza di rispetto verso noi stessi.
Dire come ci sentiamo o come gli altri ci fanno sentire ci permette di sviluppare relazioni interpersonali più sane, mature e autentiche.
“RISPETTA TE STESSO E GLI ALTRI TI RISPETTERANNO”. (Confucio)
con Amore
Dipti